Un album che è come una compilation tanto è eterogeneo ed eclettico. Il nuovo lavoro di Marco Machera si colloca in un limbo indefinito tra i generi, si potrebbe dire “sperimentale” la sua musica, ma sarebbe stretta come vestito di battesimo. Il suono continualmente muta pelle e da serpente invisibile forma ora spirali, ora sfere in espansione, poi cubi, poi fulmini, tutto è coeso ed attraente come se fosse proprio la stranezza in sè ad essere elemento di forza. Si può dopo una progressione strumentale fatta di cori indigeni e rivoli acquatici (“Big Juju MAn”) far seguito con un country-folk da saloon polveroso alla Dolly Parton (“Ham On Rye”)? A quanto pare se sei Marco Machera sì, ti puoi permettere divagazioni tra i generi senza perdere la credibilità e con una tale immersione da far invidia.

Ci sono attimi nel disco in cui pare di ascoltare come Tom Yorke avrebbe cantato sule basi dei Depeche Mode, la bellissima e vuota “Sing For You” è un esempio di moderna poesia in musica: voce armonizzata con sovrapposizioni minuziose, leggero beat elettronico e poche sintetiche note d’atmosfera, nel poco il tanto, la melodia vocale fa tutto (le stesse sensazioni si ritrovano anche nella traccia di chiusura “The Sky part.II”). La vena cantautorale rimane presentissima, nonostante sia l’inglese la lingua del disco, la scrittura e le melodie vocali sono prettamente dell’italia anni ’60-’70, ben distese e ottimamente pronunciate. Poi c’è la parte pop. Sì, perchè in fondo in fondo le canzoni pop piacciono a tutti, orecchiabili, facili, accessibili anche al più indolente degli ascoltatori, ed anche forse le più spontanee ad uscire nella creatività di un musicista, in fondo tutto nasce pop, poi viane compresso, represso, rivoltato e grattugiato fino a che non prende compromettenti sembianze, dietro a tutto però rimane il pop. “The Sky” e “The Art of Chlichés” chiariscono benissimo il concetto: motivetti semplici e diretti sopra i quali Machera innesta elementi di disturbo, distorsioni, e synth rock, tutto all’insegna della bella melodia che fa battere il piede e ricorda che siamo tutti pop inside.

Un album complesso e completo, abbracciare tutta questa musica non è affatto semplice, occorre preparazione ed esperienza e Marco Machera non è certo un musicista di primo pelo, il suo lavoro ha la capacità di riconciliare con un tipo di sperimentazione di non difficile ascolto. Sono molti gli elementi sovrapposti o semplicemente messi in sequenza ma questi, non appensatiscono il risultato finale di assoluta qualità. Il piacere di ascoltare un compositore italiano dalle sembianze internazionali..

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